– La vera storia dell’assassinio del dottore Michele Introna anno 1901 – Bari

 

Era Maggio 2018. Una mattina sul presto suona il telefono di casa a Milano. Alzo la cornetta e dall’altro capo del filo vi è il Brigadiere dei C.C. Stefano De Carolis. Mi dice che ha trovato il mio recapito sul web facendo una ricerca su “INTRONA” . Si, gli dico, sono un discendente della famiglia Introna di Mola di Bari, Gaetana Introna era mia Nonna. Stefano De Carolis ha da poco terminato lo studio sugli eventi criminosi avvenuti a Bari alla fine dell’800 e ai primi del ‘900 ad opera della camorra napoletana e di malviventi locali.

 

Un crimine che ebbe a Bari larga risonanza fu l’assassinio di Michele Introna, medico legale e fratello di Francesco Introna che aveva sposato Angela Vitulli nel 1888 a Mola.

 

Il Brigadiere mi invita a recarmi a Polignano ai primi di luglio al Festival del Libro Possibile dove presenterà il suo libro “Con un piede nella fossa”, dove si parla anche della uccisione di Michele Introna.

 

Conosco quindi personalmente De Carolis. Su sua specifica domanda, gli dico che ero a conoscenza della uccisione del fratello del mio bisnonno ma che in famiglia questo era un argomento di cui si doveva parlare pochissimo. Ai nipoti veniva detto che Michele Introna era un giovane Medico Legale a Bari e che a maggio 1901 dei malavitosi lo uccisero a coltellate sotto un portone perché aveva firmato un certificato che mandò in galera un malavitoso (così scrivevo a pag. 17 nel mio studio del 2001 sulla famiglia Vitulli). Mi dicevano anche che il bisnonno Francesco si era impegnato strenuamente per far condannare gli esecutori, in pochi anni lui, quarantenne, era incanutito completamente.

 

Il Brigadiere mi dice che, come riportato nel suo libro, Michele Introna era stato ucciso a colpi di pistola da due malavitosi. Seguì un una fase istruttoria al Tribunale di Bari, un processo a Trani e una condanna definitiva dei due a 30 anni ciascuno presso il Tribunale di Lucera Corte d’Appello. Mi dice anche che nella casa di Mola di Francesco Introna potrebbe essere custodita una copia delle carte processuali.

 

Da parte mia faccio presente a Da Carolis che la mia Nonna Gaetana Introna e i suoi fratelli su questo argomento non volevano parlare. Però mi era arrivata una confidenza secondo la quale il faldone del Processo Introna era stato chiuso in una cassa nella soffitta, detta Soprano. Negli anni le chiavi della porta della soffitta erano state tenute ben nascoste.

 

A noi ragazzi l’accesso era stato sempre negato.

 

Poi il tempo passa e succede che la casa della famiglia Introna a Mola arriva nel 2016 nella mia personale disponibilità. Però con tutte le cose che avevo da fare il pensiero del faldone del Processo non mi aveva sfiorato. Stefano De Carolis a luglio 2018 fa del pressing su di me: le carte possono essere nel Soprano e trovarle sarebbe molto interessante. Così nel caldo pomeriggio del 16 luglio 2018 io e il Brigadiere saliamo al lastrico solare ed entriamo nel Soprano. Tra le altre cose vi sono alcune casse che vengono aperte una dopo l’altra, contengono libri. Alla apertura della 5.a cassa un urlo di De Carolis, “TROVATO!”. Le foto mostrano il faldone ritrovato, le mani del Brigadiere annerite dalla polvere. Le carte processuali dopo circa 100 anni ritornano alla luce.

 

Con calma mi metto a leggere le carte e presto capisco perché l’accesso al Soprano era vietatissimo. Le cose erano andate in maniera molto diversa da quello che ci veniva raccontato dagli anziani. Uno dei protagonisti del processo Introna era stata Amelia, una ragazza barese di 17 anni, mora, carina, una minorenne!

 

Il 16 agosto 2018 mi reco all’Archivio di Stato di Bari, mi portano il faldone del Processo Introna, trovo anche una fotografia di Michele Introna, delle cartoline che lui scriveva da Torino, da Firenze. Fotografo il fazzoletto con sopra scritta, fronte e retro, la “Canzone di Amelia la Disgraziata”. In dialetto napoletano si racconta la storia di Amelia e del dottore Introna.

 

 

 

Il Faldone del processo appena ritrovato dopo circa 100 anni

 

 

 

La polvere sulle mani del Brigadiere

 

Qui di seguito il racconto di quello che è avvenuto a Bari tra il 1901 e il 1903 sulla base di quanto è contenuto nelle carte del Processo Introna depositate nell’Archivio di Stato di Bari e nel faldone del Processo trovato nel Soprano a Mola.

 

Michele Introna era nato a Bari nel 1869 , terzo figlio di Pietro Introna e Gaetana Bellone. Gli altri fratelli erano Francesco, che si trasferì a Mola e sposò nel 1888 Angela Vitulli, quindi Lorenzo, Grazia e Teresa. Michele studiò medicina legale.

 

In quegli anni la Malavita Barese, collegata alla camorra Napoletana, aveva creato nella zona di Bari un clima di paura e intimidazione.

 

Come medico legale Michele aveva fatto una perizia riguardante tale Mauro Savino, 32 anni, uno dei capi della malavita barese. Il Savino nel 1896 aveva esploso un colpo di pistola contro tale Sabino Coccolino (un confidente della Polizia). La perizia di Introna valutava “probabilmente insanabile” la ferita riportata dal Coccolino e questo avrebbe potuto aggravare la posizione di Mauro Savino.

 

Ecco quindi il desiderio di vendetta contro Michele Introna: quando esco di prigione gliela farò pagare! Il Savino era stato condannato a 4 anni per associazione a delinquere nel maxiprocesso contro la Mala Vita tenutosi a Bari nel 1891.

 

Una volta uscito dal carcere e dopo altre vicende malavitose nel marzo 1901 Mauro Savino andò ad abitare in casa della sorella Carmela, vedova Cassano e madre di AMELIA di anni 17.

 

Qui il Savino viene a sapere che Michele Introna era lontano parente dei Cassano, aveva curato i genitori di Amelia e la stessa Amelia. Il Dottore aveva anche regalato ad Amelia una sua foto (che è tra i reperti del processo).

 

A questo punto Mauro Savino mette in piedi il suo piano. Uccidere il Dottore Introna per una causa di ONORE.

Simula di essersi invaghito di Amelia e di volerla sposare. Viene sorpreso dalla sorella Carmela in atteggiamento lascivo e quindi cacciato di casa. Convince però Amelia ad appartarsi con lui la sera del 6 maggio 1901 in un appartamento che aveva affittato in via Manzoni. Qui passano una notte d’amore e Amelia perde la sua verginità. Istruisce Amelia, anche con minacce, a dichiarare che qualche mese prima era stato il Dottore Introna a farle violenza.

 

Il mattino seguente il Savino uscì in strada, chiamò alcuni amici facendo vedere che il letto di Amelia era intatto (senza tracce di sangue). “Io conosco chi ha tolto l’onore ad Amelia, è stato il medico Michele Introna qualche mese fa. Amelia mi ha raccontato che nel corso di una visita il dottore le usò violenza”.

 

Chiamò anche il fratello di Amelia che si chiamava Martino Cassano, 22 anni, un malavitoso. Unanime la rabbia dei presenti: bisogna punire il Dottore!

 

 

Michele Introna – Questa foto fu donata da Michele ad Amelia (Archivio di Stato di Bari)

Amelia Cassano in un disegno dell’epoca

 

Il 7 maggio 1901 verso le 8 del mattino Michele Introna uscì dalla sua abitazione di via Abate Gimma 198. Lo aspettava il cocchiere per portarlo a fare il giro delle visite. In quel momento Mauro Savino e Martino Cassano, che erano appostati, si affiancarono al Dottore, lo presero per un braccio e gli urlarono: “qualche mese fa voi avete violentato e disonorato Amelia Cassano!” Michele Introna subito esclamò “Non è vero!”

 

Senza indugiare oltre i due malviventi tirarono fuori due pistole e incominciarono a sparare sul Dottore ( 9 colpi) che cadde a terra.

 

I due si accanirono con i calci delle pistole sul viso di Michele Introna. Quindi fuggirono ma un Carabiniere, che casualmente passava in bicicletta, si mise ad inseguirli, intervennero altri tre militi e in breve tempo i due furono arrestati.

 

Michele Introna fu soccorso dai vicini e disse loro i nomi dei due assassini, poi fece chiamare il fratello Lorenzo che viveva a Bari. Venne da Mola anche il fratello Francesco. Michele fu portato in una vicina sala operatoria. Prima della anestesia volle baciare fratelli e amici dicendo loro: “sono innocente!”. Ebbe anche i conforti religiosi di un sacerdote. Ma qualche ora dopo l’intervento il suo cuore cessò di battere, erano le prime ore del nuovo giorno, il 8 maggio 1901. Questa data è riportata a Mola nel cimitero sulla sua tomba (vedi foto). Michele morì a 32 anni.

 

La notizia dell’assassinio del medico Michele Introna fu data dai giornali locali con grande risalto. Michele era conosciuto e stimato a Bari.

 

Anche Amelia venne rinchiusa in carcere. Amelia disse ai giudici che era stato il Dottor Introna a violentarla.

 

I due fratelli Francesco e Lorenzo Introna si costituirono Parte Civile e presero avvocati molto bravi. Venne esplorata la attività professionale di Michele negli anni precedenti.

 

Saltò fuori che nel 1898 Michele aveva fatto una perizia medico legale nel corso del processo a Mauro Savino per il ferimento di Sabino Coccolino, confidente della Polizia. La perizia danneggiava il Savino.

 

Amelia fu sottoposta a un esame medico legale. La perizia medica dimostrò che la violenza da lei subita non risaliva a qualche mese prima, bensì a pochi giorni prima del delitto.

 

Venne fatta anche una perizia sulle armi utilizzate e venne dimostrato che sia il Savino che il Cassano avevano sparato in quanto che i proiettili provenivano da due pistole diverse.

 

Iniziò quindi la fase istruttoria. Amelia Cassano confessò che un giorno prima dell’omicidio, quindi il 6 maggio 1901, aveva avuto un rapporto carnale con lo Zio Mauro Savino.

 

I Giudici del Tribunale di Bari conclusero che Michele Introna era stato ucciso con premeditazione.

 

Il 30 luglio 1901 la Camera di Consiglio del Tribunale di Bari confermò la accusa di OMICIDIO PREMEDITATO a carico del Savino e del Cassano. Per Amelia Cassano solo Concorso Morale. Venne ordinata la trasmissione di atti e documenti al Tribunale di Trani.

 

I Giudici del Tribunale di Trani confermarono la tesi dell’ Omicidio Premeditato.

 

Venne anche accertato che Amelia Cassano non partecipò materialmente al reato, ma ne fu efficace corresponsabile sostenendo una falsa causale e incentivando il fratello Martino al delitto d’onore. “Per tali motivi il Tribunale di Trani rinvia a giudizio Savino e Cassano per omicidio premeditato e Amelia per concorso in omicidio. 30 ottobre 1901”

 

Le vicende processuali si conclusero al Tribunale di Lucera nel 1903 dove era stato fatto appello.

 

La Corte esaminò gli atti a carico dei tre imputati e il 29 aprile 1903 fu emanata la SENTENZA finale: – Mauro Savino e Martino Cassano vennero condannati a TRENTA ANNI di prigione e a 10 anni di Vigilanza Speciale.

 

Per Amelia Cassano si concluse per il NON LUOGO A PROCEDERE E LA SCARCERAZIONE.

 

A fine agosto 2018 l’amico Nicola Fanizza mi ha dato la possibilità di avere un colloquio con il Dottore Pagliarulo, ultranovantenne, con una lunga attività di medico a Mola.

 

Questi mi ha detto che a Mola, specie nell’ambiente medico, si parlava di questo omicidio. Si diceva anche che Michele Introna era un medico giovane, sui trenta anni, e che tra lui e Amelia, che Michele curava per una tubercolosi, era nato un sentimento.

 

Lui le aveva donato un suo ritratto (vedi foto pagina precedente), si parlava anche di una promessa di matrimonio se la ragazza fosse guarita. La promessa non era stata mantenuta, insomma era stato un delitto di onore.

 

Si capisce quindi perché nella famiglia Introna non si voleva parlare di questo evento, meglio non smentire queste chiacchiere e cercare di dimenticare.

 

 

 

La tomba di Michele Introna, cimitero di Mola.

 

Data della morte 8 maggio 1901.