La storia della famiglia Vitulli

 
1 – IL BLASONARIO DI EDGARDO NOYA

 

Nel “Blasonario Generale di Terra di Bari” di Edgardo Noya di Bitetto, membro della R. Accademia araldica italiano, edito 1912, a pag. 207 in corrispondenza del cognome Vitulli si legge:


VITULLI – Di Mola, nobile, diramatisi da Conversano e Polignano.


Arma: D’azzurro, al pino di verde, sinistrato da un vitello d’oro, rampante, e accompagnato in capo da tre stelle d’oro, di otto raggi.


Per i non competenti l’arma è lo stemma, lo sfondo dello stemma è azzurro, vi è quindi al centro un albero di pino di colore verde, a destra per chi guarda vi è un vitello d’oro rampante, in alto vi sono poi tre stelle d’oro, ciascuna con otto punte.


Questa descrizione trova piena conferma nello stemma in marmo che proviene dalla facciata dell’antico palazzo Vitulli nella città vecchia e di cui si parlerà nel capitolo 7 (le tracce dei Vitulli nel 2001).



 

 

 

 

 

 

Nella foto a fianco lo stemma in marmo di Carrara che era posto sopra il portone del Palazzo Vitulli nella città vecchia.

Attualmente nell’abitazione milanese dell’autore.

 

 

 

 

 

2 – LA STORIA


2-1 – PREMESSA

 

In questo che definisco “libro” tra virgolette, meglio “saggio storico”, si descrive quanto si conosce della famiglia Vitulli di Mola di Bari. In particolare del ramo, diciamo “importante”, che ha avuto come ultima discendente Angela Vitulli, comune nonna o bisnonna degli attuali discendenti viventi.

Questo ramo ha abitato per secoli nel Palazzo Vitulli sito con fronte sulla strada principale della città vecchia di Mola. Questa via ha avuto diversi nomi nel tempo: strada della Piazza nella ipotesi di ricostruzione toponomastica di G. Berlingerio (7), via della Chiesa nel censimento fatto nel 1810 (5) (Palazzo Vitulli era al numero 46), attualmente è denominata via Vittorio Veneto.


Nel suo libro (7) G. Berlingerio in merito ai Vitulli (pag 455) riporta che era “antica e ricca famiglia presente a Mola già dal secolo XVI, il cui palazzo sito in via V. Veneto è stato abbattuto negli anni intorno al 1960; frammenti dell’antico portale sono sparsi nel parco giochi di Portecchia”; è proprio vero il verso famoso che parla dell’”alterna onnipotenza delle umane sorti”.


Sempre G. Berlingerio (7) riporta che “di questa famiglia non si conoscono con precisione le origini e l’anno di concessione dello stemma, di certo si sa che già nella prima metà del secolo XVII abitava in casa palazzata ed aveva un altare patronale con stemma e lapide nella Chiesa della Maddalena (primo altare a sinistra per chi entra)”.


Alla luce dei manoscritti riguardanti la famiglia Vitulli, ritrovati dal cugino Maurizio Modugno nella Biblioteca de Gemmis di Bari, e di cui si parlerà in dettaglio nel capitolo 6, possiamo dire che le origini della famiglia Vitulli non sono dimostrabili tramite documenti conservati e tramandati sino al secolo XVII, a causa dell’incendio del Palazzo avvenuto nel 1647 ad opera del popolo molese, che nell’occasione uccise il capofamiglia Giovanni Vitulli. Questa difficoltà nella produzione di documenti la ritroveremo nel 1782, quando i Vitulli furono invitati dal re di Napoli a dimostrare l’appartenenza a un ceto elevato e nobile, tale da giustificare la concessione della Commenda di Giustizia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, la maggiore onorificenza cavalleresca dell’allora Regno di Napoli, poi regno delle due Sicilie.


Si informa che molte delle note storiche che seguono sono tratte dal manoscritto del 1782 relativo alla indagine sulla famiglia Vitulli eseguito dal Conte di Bitonto de Ildaris per conto dei delegati napoletani del S.M.O. Costantiniano cavalieri Francesco Blanco e Caparelli. Manoscritto C

 

2-2 I VITULLI

 

GIOVANNI VITULLI SENIORE (1588 – 1647)


Tenendo presenti le fonti storiche citate nella Bibliografia, si ha la prima notizia, diciamo di rilievo, sui Vitulli nel 1647.

Negli anni 1647-48 a Napoli si sono avuti moti rivoluzionari, di cui si ricorda la figura di Masaniello. Questi moti ebbero ripercussioni anche nelle cittadine pugliesi e le popolazioni insorsero contro i tiranni e i signorotti.


Mola ebbe la sua parte e ne aveva le ragioni perché i Vaaz commettevano soprusi di ogni genere.

I Vaaz erano portoghesi ebrei che nel 1610 acquistarono i corpi feudali di Mola, dove rimasero sino al 1806, quando fu abolita la feudalità di Mola.

Tra le vittime vi fu Giovanni Vitulli Seniore. Questo avvenne il 18 luglio 1647 (libro dei morti ACM). Bibliografia 1, 4, 5.


Dal manoscritto C si ha una descrizione più ampia: “ la famiglia Vitulli fin dal 1647 era ricca e potente a segno che i popolani nel durante di quell’anno saccheggiarono la di loro casa palazziata, vi diedero fuoco ed ammazzarono Giovanni Vitulli Seniore. Lacchè fecero con altre due famiglie ugualmente ricche e potenti”. Nota: gli altri due uccisi furono Luigi M. D’Amico e Domenico Zaccaro (6)


Questo avvenimento fa pensare che i Vitulli in quel periodo parteggiassero per i Vaaz. La menzione di questo episodio nel manoscritto C era anche a giustificazione della distruzione dei titoli comprovanti l’antichità e la nobiltà della famiglia, come detto nella premessa (in accordo con G. Berlingerio (7)).

Nel libro “pagine di storia molese” (5) alle pagg 95-96 si parla di questo tumulto popolare e di un documento tratto dall’archivio del notaio Matteo Troiano (vol 3941, anno 1649), che riporta le dichiarazioni di Vito Calzolato e Cola de Surdis, nelle quali si parla delle uccisioni di Giovanni Vitulli e di altri due potenti signori. Da queste dichiarazioni gli autori traggono la convinzione che l’Arciprete di allora don Angelantonio Zuccarino, nemico dei Vaaz, acconsentì, se non mise mano direttamente, alla uccisione dei tre ricchi e potenti molesi. Per i dettagli sul documento si rimanda al libro citato.


Ai fini della ricostruzione dell’albero genealogico nel manoscritto C è riportato che: “Giovanni Vitulli Seniore nella fede di battesimo si dice nato al 14 Maggio 1588, figlio di Francesco Nicola Vitulli e di Giovannella di Giovanni di Troilo; battezzato il giorno appresso dal sacerdote di quella maggior Collegiata Don Gaspare Recchia, che poi morì ammazzato il 18 luglio 1647”

 

VERBALE A STAMPA 1652


(4) da un verbale a stampa della riunione del Generale Parlamento in Mola, tenuto il 29 dicembre 1652 nella pubblica piazza, si ricavano i cognomi di 761 cittadini presenti alla riunione. Tra di essi vi è VITULLI..


Questo documento è un allegato al processo contro i Vaaz promosso in primis dall’Arciprete Don Angelantonio Zuccarino.


NICOLA GIUSEPPE VITULLI (1647 – 1720)


Nel manoscritto C viene detto: “figlio di questo (Giovanni Seniore) e della Signora Candida Mutassi fu Nicola Giuseppe Vitulli, nato li 8 Gennaro 1647, battezzato li 11 dall’Arciprete di quella Collegiata Don Angelantonio Zuccarino, che poi morì il 9 Agosto 1720 col titolo di Dottore.


Nicola è figlio dell’ucciso Giovanni. Nacque pochi mesi prima della rivolta popolare e fu battezzato proprio dall’Arciprete, colui che, secondo molti, sarebbe stato almeno il promotore di questa rivolta.


C’è di più. Nicola sposa Margherita Zuccarino, nipote di Don Angelantonio, in quanto figlia del fratello di Angelantonio Dottor Fisico Giovanni Francesco e di Perna Teutonico. Questo fatto è confermato dal manoscritto C e dal capitolo di G. Berlingerio intitolato “Mola e gli Zuccarino” (6) a pag 34.


Trascrivo:”Una spiegazione di queste apparenti incongruenze potrebbe essere data dal fatto che Angelantonio in qualità di Arciprete non poteva esimersi dal battezzare il discendente di una famiglia “nobile” senza dare una spiegazione anche agli stessi Vaaz (per i quali i Vitulli probabilmente parteggiavano) e che poco dopo abbia approfittato del malcontento popolare per fomentare la rivolta e l’uccisione dei suoi avversari. E’ probabile che il matrimonio abbia successivamente suggellato la pace tra le due famiglie.”

 

Margherita Zuccarino è sorella di Don Giuseppe Zuccarino che fu il successore come Arciprete dello zio Don Angeloantonio.


Sulla figura di Don Giuseppe Zuccarino, sulle sue opere, sul suo testamento (morì nel 1725) è incentrato il Quaderno per la storia di Mola “San Materno” (6). Infatti l’Arciprete Don Giuseppe ha un patrimonio importante, tra cui una masseria con annessa cappella dedicata a San Materno sita nella odierna omonima località, circa trecento opere di terra, un palazzo e una casa a Mola.


Con il testamento lo Zuccarino istituì il cosiddetto Monte Zuccarino con l’intento di mantenere inalterata a tempo indeterminato la sua proprietà. Questo Monte fu sciolto nel 1810 e gli eredi di quel tempo si divisero le proprietà.


Il fatto importante, ai fini di questa trattazione, è che tra gli eredi nominati nel testamento vi sono i nipoti Vitulli, cioè le tre femmine, Caterina, Maria Anna e Perna e i due maschi, Giovanni e Giulio, figli di Nicola Vitulli.


Non viene citata nel testamento come nipote l’altra sorella Candida; ci siamo chiesti se Candida fosse nipote o pronipote, visto che a pag 22 del quaderno su San Materno (6) viene detto che l’Arciprete Don Giuseppe Zuccarino aveva ripreso il suo testamento per aggiungere nuove volontà e tra queste vi era la conferma della concessione di una dote di ducati trecento alla “pronipote” Candida Vitulli in occasione del matrimonio con Giov. Natale Roberti.


Per sciogliere la questione l’amico Pino Berlingerio si è personalmente recato all’Archivio Capitolare di Mola e si è trovato che: nel libro dei battesimi vol XIII il 13-3-1701 viene battezzata Candida Vitulli di Nicola e Margherita Zuccarino, quindi Candida è sicuramente nipote e non pronipote dell’Arciprete Zuccarino; inoltre si è cercato nel libro dei matrimoni quello di Candida con il Roberti; non è stato possibile reperirlo; comunque al volume VI foglio 537 si è trovato il matrimonio del figlio della coppia “figlio di Giov. Natale Roberti e della fu Candida Vitulli”. E’ accertato quindi che Candida divenne moglie di G. Natale Roberti, importante famiglia di Mola (vedasi Palazzo Roberti, detto comunemente oggi Palazzo Alberotanza, il più importante palazzo in piazza a Mola).


GIOVANNI VITULLI JUNIORE
( 1667 – 1750)


Per proseguire lungo l’asse genealogico che porta sino ad Angela Vitulli dobbiamo interessarci della discendenza di Nicola Vitulli.


Il manoscritto C dice a proposito: “Di questi (Nicola) e della Signora Margherita Zuccarino fu figlio Giovanni Juniore con i seguenti nomi di Giuseppe e Niccolò, nato al 4 Giugno 1667 e battezzato da Don Pietro Mutassi, Sacerdote di quella maggior Chiesa, che morì al 8 Novembre 1750 col titolo di Dottore.”

Non conosco le generalità della moglie di Giovanni Juniore.


I figli e i nipoti di Giovanni Juniore veniamo a conoscerli dal Catasto Onciario del 1754, una “radiografia” della Mola dell’epoca, ove vengono riportati, con accuratezza di tipo fiscale, toponimi, famiglie e censi. Questo fondamentale documento è al centro della pubblicazione (7) di G. Berlingerio.


Quanto al manoscritto C si insiste sul fatto che né Giovanni Seniore né Giovanni Juniore potevano essere confusi con un Giovanni Vitulli figlio di Vito che aveva svolto la professione di Notaio a Mola. Come poi vedremo nel capitolo 6 dedicato ai manoscritti, a quei tempi la “nobiltà” della famiglia veniva “inquinata” dalla presenza nella stessa di un avo Notaio.


La famiglia Vitulli, viene dimostrato, è tradizionalmente ricca di Dottori in diritto, talchè il Palazzo Vitulli era anche noto come la “casa dei Dottori” (il laureato in medicina allora era chiamato il Dottore Fisico)


A conferma di quanto sopra si riporta un brano tratto dal manoscritto C, che conclude la diatriba sul possibile antenato Notaio.


Scrive il Conte de Ildaris “…mi è giovato portarmi di persona nelle rispettive dimore di questi due Vitulli (uno con avo Notaio, l’altro della famiglia dei dottori). Ed ho ritrovato ciocchè differenzia queste due famiglie d’uno stesso cognome. Quella del Notaio, la di cui famiglia si estinta in alcune femine, è una casetta in un vicolo del borgo, denominata di Notar Giov. Capodisegale, soprannome nato dall’opera di contadino, quantocchè quella dei Sig.ri Vitulli è Casa Palazziata nella maggior strada quasi dirimpetto la maggior Chiesa nel recinto della Città, denominata dei Dottori: qualità tutte, che caratterizzano la distinzione e l’antico credito di detta famiglia”.


Dal Catasto Onciario del 1754 veniamo a sapere, tra moltissime altre cose, che il capofamiglia Francesco Paolo Vitulli del fu Don Giovanni , teneva nella sua casa come fratelli, sorelle (figli quindi di Giovanni Juniore) e zia:


Donna Antonietta vergine in capillis, d’anni….
Il Clerico Don Giulio d’anni…..
Don Vito Giuseppe, vive civilmente d’anni….
Donna Marianna Vitulli, zia, vedova d’anni….

Da altre fonti sappiamo che vi era anche una altra figlia di Giovanni Juniore di nome Margherita; questa era sposata e quindi viveva nel nucleo familiare di suo marito.

Nota: la dizione “vergine in capillis” stava a significare a quei tempi che si trattava di una ragazza da marito e non di una destinata a diventare monaca, alla quale fin da bambina i capelli venivano rasati.


FRANCESCO PAOLO VITULLI(1700 circa – 178x)


Dal manoscritto C veniamo a conoscere solo che “il di lui padre (di Donatantonio) Don Francesco Paolo ebbe (in moglie) la Spilotros di Polignano ereditiera di simil somma ( trentamila ducati)”.


Dalle “pagine di storia molese” (5) a pag 110 si legge che “il magnifico Don Francesco Paolo Vitulli, uno dei cittadini più facoltosi di Mola, nel 1754 diede garanzie a favore del comune per la fornitura di un grosso quantitativo di grano (atto notarile Notar Vito Domenico Capozzi, 1754, vol 12036)”.

Dal Catasto Onciario del 1754, foglio 258, veniamo a sapere molto di più!


Per questa fonte storica ci si deve rifare al libro di G. Berlingerio (7) da cui trascrivo le informazioni più significative.


Dati anagrafici del nucleo familiare

Foglio 258

Magnifico Don Francesco Paolo del fu Don Giovanni Vitulli, vive civilmente di anni ….
La Sig.ra D. Giuseppina Antonia del fu Dott. Spilotros, moglie d’anni….

 

Figli

Il Dott. Don Giovanni Giuseppe, Dottore dell’una e l’altra Legge, d’anni….
L’accolito Don Pier Nicola Studente in Napoli, d’anni….
Donna Maria Serafina, Monaca professa in San Benedetto d’Acquaviva, d’anni….
Donna Maria Regina, Monaca professa nel Monastero di S. Chiara in Mola, d’anni….
Donna Margherita, vergine in capillis d’anni….
Donna Giuseppina Maria, Novizia del Monastero del Carmine di Rutigliano, d’anni….
Donna Marianna d’anni….
Don Giovanni Domenico d’anni….
Don Donatantonio d’anni….

 

Inoltre fratelli, sorelle e zia, come da elenco visto parlando del padre di Francesco Paolo ovvero Giovanni Juniore.


Servo e serve


Antonio Nitti, Servitore in Livrea, forestiero, che fa il suo rivelo a parte per essersi casato in Mola d’anni…

Rocca Bellizzi, serva, vergine in capillis d’anni….

Maria Saracina, come sopra d’anni….

Abita con la sua famiglia in un suo proprio Palazzo, sito e posto dentro la città nella strada detta la Piazza, giusta le case del Dr. Sig. Don Onofrio Baldassarre e detta strada della piazza ed altri.

 

Ho riportato l’elenco dei figli, che ritroviamo nell’albero genealogico, perché troviamo in primis Donatantonio, che è destinato a diventare uno dei più influenti personaggi di Mola nella seconda metà del ‘700 e primi anni dell’800, insignito dal Re di Napoli del S.M.O. Costantiniano di San Giorgio.


Il manoscritto del Catasto Onciario è rovinato in più punti; Berlingerio non ha potuto rintracciare l’età dei componenti il nucleo familiare.


Dal numero del personale di servizio possiamo dedurre l’appartenza della famiglia al ceto più ricco di Mola.


Questo dato è confermato dall’elenco dei beni posseduti e dei capitali, per il dettaglio dei quali si rimanda alle pagg 460-461-462-463-464-465-466-467 del libro di G. Berlingerio (7)


Si tratta di 27 proprietà di case e terreni e di 30 rendite di capitale per prestiti a terzi o eredità.


Quanto all’elenco di proprietà e rendite, riportate con pazienza certosina, mi saltano all’occhio due notazioni interessanti.


La prima riguarda le rendite (Capitali); a pag 464 si legge:

nove vigne di viti a frutto site e poste nel luogo detto Puzzovivo con Palmento e Torre e Chiesa che si controverte con l’Università di Conversano d’annua rendita once 46”

 

Noi sappiamo oggi che la Masseria Introna di Pozzovivo, dove passiamo piacevolmente le estati molesi, dotata di Chiesa e circondata da vigneti a tendone, proviene dalla prima moglie di Francesco Introna, Vincenza di Venere, a sua volta avuta dalla Famiglia Saracino. In una carta militare scala 1:50.000 del 1874 in mio possesso, donatami dal compianto Zio Peppino Introna, la Masseria è infatti denominata “Mass.a Saracino” ed ha il simbolo della chiesa accanto al fabbricato.


Particolare del Foglio 178 della Carta d’Italia intitolato Mola di Bari editore Istituto Geografico Militare dati rilevati nel 1874 scala 1 cm = 500 metri sulla carta si legge Mass.a Saracino dove oggi è ubicata la Masseria Introna


Poiché nella contrada Pozzovivo non esistono altre masserie con chiesa annessa, bisogna andare in contrada San Vincenzo per trovarne un’altra abbastanza vicina, sono portato a fare la ipotesi che l’attuale Masseria Introna sia stata a metà del 1700 tra le rendite dei Vitulli. Si sa che le proprietà girano nel tempo tra compravendite ed eredità.


Nota: “palmento” indica una vasca per il contenimento di acqua per uso agricolo.


La seconda notazione riguarda quanto si legge a pag 466:

Foglio 1101 (poco leggibile n.d.a.)

Magnifica Maria Vitulli, vedova del quondam Franco Paolo….

Tu… serva, d’anni 55

 

Abita in casa propria sita e posta dentro la città nella strada detta del Magn. Nicola Volpe, giusta la casa del Magn. Dott. Don Onofrio Baldassarre ed altri”.

Dalla ipotesi di ricostruzione della toponomastica di Mola fatta da G. Berlingerio (7) a pag 50 si ricava la probabile esistenza di un secondo palazzo dei Vitulli, quello di un ramo laterale a quello oggetto di questo studio.


D’altronde dall’esame delle iscrizioni visibili nella Chiesa di san Giacomo a Mola, il Canonico Giovanni Antonio Susca, che fece costruire questa chiesa dopo la peste del 1691, era figlio di Maria Vitulli, a sua volta figlia di Lodovico. Si tratta di personaggi che non sono antenati diretti di Don Francesco Paolo. In ogni caso lo stemma dei Vitulli che vediamo nella chiesa è del tutto simile a quello del casato principale.


Della Chiesa di San Giacomo si parlerà più ampiamente nel capitolo 6 “le tracce dei Vitulli nel 2001”.



Dal libro (7) di G.Berlingerio pag 459

Rara foto del portone di palazzo Vitelli tratta dal giornale “Il Pungolo” i cui resti sono collocati nel parco giochi presso Portecchia”.

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DONATANTONIO VITULLI (1750 – post 1810)


Don Donatantonio è la figura centrale della famiglia Vitulli nell’arco dei 450 anni circa esaminati.


Tramite una serie di 7 manoscritti è possibile mettere a fuoco tutta la famiglia Vitulli a partire da Francesco Nicola fino a Donatantonio.


Questi manoscritti sono stati trovati, con fiuto incredibile, dal cugino Maurizio Modugno nell’archivio della biblioteca de Gemmis, situata nelle vicinanze della Cattedrale di San Nicola a Bari.


I manoscritti riguardano la richiesta di Don Francesco Paolo Vitulli e dei figli Giovanni e Donatantonio di fondare una Commenda del Sacro Ordine Militare Costantiniano di San Giorgio, ossia di essere ammessi come “nobili nuovi” nel principale ordine cavalleresco del Regno di Napoli.


Tra questi manoscritti ve ne è uno che ci ha consentito di conoscere molti dati sulla genealogia della famiglia Vitulli: è quello relativo alla indagine eseguita dal Conte di Bitonto de Ildaris nel 1782 sul conto della famiglia, dietro incarico dei Cavalieri Blanco a Caparelli di Napoli. E’ ipotizzabile che i tre notabili appartenessero all’Ordine e che de Ildaris fosse il referente in Terra di Bari. Questo manoscritto è stato più volte richiamato nel corso delle note storiche precedenti denominandolo manoscritto C.


Vediamo cosa dice il manoscritto C in dettaglio sui due “dottori” della famiglia i fratelli Giovanni, primogenito, e Donatantonio, ultimogenito.

Scrive de Ildaris: “I parentadi sono ancora corrispondenti, perché Don Giovanni Vitulli ha avuto in moglie la Denigris, famiglia nobile di campagna, ereditiera di docati trentamila, la di cui figlia D. Maria Giuseppa la tiene in moglie il Sig. Don Donatantonio. Il di lui padre poi Don Francesco Paolo ebbe la Spilotros di Polignano ereditiera di simil somma.

 

Da un attestato del Marchese Don Giuseppe Ripa, general sindaco di Brindisi, si scorge che D. Margherita Vitulli di Mola abbia avuto in marito Don Giuseppe Maria Sala, nobile di quella città, le di cui due figlie entrarono in altre due case nobili.

 

Nel 1650 il Sig. Giovanni Camillo Ramirez di Bari prese in moglie D. Giovanna Vitulli. Da certi atti del 1583 esistenti nella Curia Arcivescovile di Bari si rileva che la famiglia Ramirez era riputata in quella metropoli per nobile originaria di Cordova,”


Conclude quindi de Ildaris il suo manoscritto: “Mi conferii finalmente nella Chiesa, detta della Maddalena al borgo, dove ritrovai un proprio altare di marmo della famiglia Vitulli, il primo nell’entrare a man sinistra, dedicato alla Madonna del Carmine, con lapide sepolcrale di marmo, la di cui iscrizione ometto, perché forse l’avranno mandata in deputazione; oltre a due armi gentilizie a basso rilievo di marmo nei due pilastri laterali uno in corno-evangelio e l’altro in corno-epistola, con corona e vitello rampante ad un albero.

 

Questo è quanto occorre su le di loro domande di tale famiglia, mentre ansioso di loro venerati comandi, con tutto l’ossequio mi dico

Bitonto li 14 Agosto 1782

 

Al Cavaliere Don Francesco Blanco

Al Cavaliere Don Domenico Caparelli Napoli “

 

A questo punto, sia pure in varie parti del presente studio storico, si è potuto leggere l’intero manoscritto C, quello che ha il maggiore valore storico in quanto vera e propria indagine sulla famiglia Vitulli.


Sui “parentadi” bisogna fare delle notazioni importanti. Giovanni è il figlio primogenito di Francesco Paolo, mentre Donatantonio è l’ultimogenito di 9 figli. Dai manoscritti sappiamo che entrambi sono Dottori in diritto. Fra i due potevano esserci tranquillamente anche venti anni di differenza.


MATRIMONIO VITULLI – DE NIGRIS – LA MASSERIA


Giovanni sposa Elisabetta de Nigris, di famiglia nobile di campagna, ereditiera soprattutto della mitica Masseria de Nigris, in dialetto nota anche come masseria du nigro o del negro. Questa masseria viene ad Elisabetta dal padre Antonio de Nigris. E’ infatti visibile sull’edificio cosiddetto dei massari la iscrizione su marmo che si riporta qui sotto.



Dalla iscrizione si ricava che nel 1750 Don Antonio de Nigris (cognome di due parole) ha fatto dei lavori importanti.

Particolare tratto da una foto gentilmente fornitami dal cugino Prof. Franco Introna

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La Masseria, diventata Vitulli, consiste in due fabbricati, uno del massaro e uno padronale, quest’ultimo di epoca ottocentesca, quindi realizzato dai Vitulli. Vi è accanto anche una Chiesa.


La estensione della proprietà annessa è molto grande. La tradizione orale parla di trecento opere, ovvero cento ettari. Parleremo in dettaglio della Masseria nel capitolo 7 dedicato alle tracce dei Vitulli ancora visibili nell’anno 2001.


MATRIMONIO DI DONATANTONIO VITULLI CON LA NIPOTE


Abbiamo visto che tra i due fratelli Giovanni e Donatantonio potevano intercorrere anche venti anni. Giovanni ha una unica figlia Maria Giuseppa. Nasce il problema di non fare uscire dalla famiglia Vitulli il patrimonio rappresentato dalla Masseria, dote di Maria Giuseppa.


Donatantonio doveva essere una persona pragmatica e ambiziosa; le successive notazioni storiche sulla sua figura di importante personaggio molese, lo confermano.


Quindi la soluzione al problema “Masseria” viene data combinando le nozze tra Donatantonio e la figlia del fratello Giovanni.


Su questo punto occorreva una conferma documentale, oltre a quanto deducibile dal manoscritto C. Ci si è quindi recati nell’archivio capitolare della Matrice a Mola e nel libro dei matrimoni si è trovato che:


il 2-6-1776 si univano in matrimonio D. Donatantonio Vitulli di Francesco Paolo e Giuseppina Spilotros e D. Maria Giuseppa Antonia Vitulli di Giovanni ed Elisabetta De Nigris.


Da questo atto veniamo a conoscere anche il nome di battesimo della de Nigris, Elisabetta. Questo nome entrerà nell’ottocento/novecento nella famiglia Vitulli, ma per un’altra parentela che vedremo più avanti.


Vediamo cosa dicono di Donatantonio le fonti storiche disponibili.


Autori Vari (5) pag 156 – il 2 febbraio 1782 il Sindaco di Mola Don Donatantonio Vitulli fu costretto a denunciare ai Decurioni una enorme irregolarità da lui riscontrata nell’ultimo acquisto di grano (ASB Delib. Decur. di Mola 2-2-1782)


Uva (4), Noya (2) e Autori Vari (6) riportano che dopo la sollevazione popolare del 1799 (siamo in piena Rivoluzione Francese), poiché si avvicinavano le truppe francesi per riportare l’ordine, il paese di Mola nominò una municipalità provvisoria e nel contempo Don Donatantonio Vitulli, Commendatore di Giustizia dell’Ordine Costantiniano, si recava a Napoli a consegnare il verbale della democratizzazione e per ottenere il perdono generale.


Autori Vari (5) pag 210 – il 10 febbraio 1799 venne eletta la municipalità di Mola, fra cui troviamo Don Giulio Vitulli, figlio di Don Donatantonio


Autori Vari (5) pag 336 – nel 1810 un censimento della popolazione di Mola segnala Donatantonio tra i Dottori in Diritto, di anni 60, strada della Chiesa 46; viene anche detto che Donatantonio Vitulli fu per molti anni al centro della vita molese; Commendatore dell’Ordine Costantiniano, fu più volte chiamato a difendere gli interessi della cittadinanza dai soprusi delle truppe francesi di occupazione; il figlio Giovanni era ufficiale a Gaeta, la figlia Maria Giuseppa, monaca, ed un altro figlio, Giulio, sergente.


I manoscritti, che vedremo in dettaglio al capitolo loro dedicato, ci confermano che Donatantonio Vitulli è da considerare la figura centrale della famiglia.

Ma proseguiamo lungo la discesa dell’albero genealogico dei Vitulli.


A questo punto mi avvalgo delle ricerche personalmente effettuate negli Archivi Capitolari di Mola e Polignano.


La Chiesa Matrice di Polignano contiene nei suoi archivi informazioni riguardanti la famiglia Vitulli per due motivi.


Il primo è che i Vitulli dal 1760 in poi ebbero tra le loro proprietà la Masseria; probabilmente, anche a causa dei disordini in paese a cavallo dei secoli XVIII e XIX durante il periodo napoleonico, incominciarono ad avere il gusto di vivere in campagna, così oltretutto potevano meglio essere controllati i lavori nei campi. La Masseria è situata nell’agro di Polignano e quindi nascite e morti che avvenivano alla Masseria venivano registrate a Polignano, talvolta trascritte anche a Mola.


Il secondo motivo è dato dal matrimonio tra un Vitulli (Cesare Michelangelo detto Michele) e una donna di Polignano, Angela d’Aprile.


GIULIO CESARE VITULLI (1780 circa – 1839 max)


Di Giovanni, primo figlio di Donatantonio, dato per ufficiale a Gaeta, non ho trovato tracce a Mola, né abbiamo notizie di suoi discendenti


Da un atto di battesimo registrato a Mola relativo a Donatantonio Vitulli, figlio di Giulio Cesare si hanno i seguenti dati (libro dei battezzati 1807-1812 n. 547):

il 3 luglio 1811 nasce Donatantonio di Don Giulio Cesare di Donatantonio madre Teresina di Cesare Montaruli di Ruvo


Veniamo quindi a sapere del matrimonio tra Giulio Vitulli e una Montaruli di Ruvo; questa parentela con i Montaruli era già nella memoria storica delle sorelle Gaetana e Elisabetta Introna


Non si hanno notizie di discendenti del primo figlio di Giulio Cesare Vitulli.


Si fissa l’anno di morte di questo Vitulli non oltre il 1839, perché nell’atto di battesimo del nipote Giulio, nato nel 1840, il nonno è dato per defunto.


Avvalendoci delle memoria storica, a Polignano ho trovato l’atto di matrimonio di un altro figlio di Giulio Cesare Vitulli, Cesare Michelangelo detto Michele, con il quale continua la discesa nell’albero genealogico.


CESARE MICHELANGELO VITULLI DETTO MICHELE (circa 1815 – post 1871)


Dal libro dei matrimoni anni 1820-40 nell’Archivio Capitolare di Polignano veniamo a sapere (in latino) che:


die 22 aprilis 1839 si uniscono in matrimonio D. Cesarem filium D. Julii Cesari Vitulli Mola et Angelam filiam d’Aprile

Come apprenderemo dai ricordi storici delle sorelle Introna, Angela d’Aprile è stata una figura dominante nella famiglia.

La coppia per lo più visse alla Masseria. Probabilmente furono loro a realizzare l’edificio padronale accanto a quello dei massari.

Michele ed Angela ebbero come figli: Giulio, Giuseppe detto Peppino, Francesco detto Ciccio, Raffaele e Teresa.


Di Giulio ho trovato a Mola l’atto di battesimo:

libro dei battesimi 1840 n. 95 nasce Giulio Francesco Luigi Vitulli di Cesare fu Giulio e Angelina di Giuseppe nata d’Aprile con licenza del Parroco di Polignano

Da questo atto veniamo a sapere che nel 1840 era già morto il nonno Giulio e che in quel periodo i figli nascevano alla Masseria e quindi gli atti transitavano prima dalla Chiesa Matrice di Polignano.


Giulio e Ciccio diventarono preti, Peppino si laureò in medicina e si sposò ed ebbe un’unica figlia, Angela, Raffaele si laureò in farmacia, si sposò ma la moglie morì presto di tifo e non ebbe figli, Teresa si sposò con il notaio Giannini di Turi ed ebbe 5 figli Minguccio, Michele, Angela, Teresa, Giuseppe.

Angela è poi diventata la famosa “Angelina di Turi”, molto legata alle sorelle Introna e che ricordo presente al mio matrimonio nel 1973 nella Chiesetta di Pozzovivo.

Di molte di queste persone si parlerà nel capitolo dei ricordi storici di Elisabetta Introna; ora dobbiamo occuparci di Peppino e della sua unica discendente.


GIUSEPPE VITULLI DETTO PEPPINO (1842 – 1912)


Del padre della nonna Angelina ho trovato all’Archivio Capitolare di Mola l’atto di matrimonio:

1870 26 Gennaio (n. 21) si uniscono in matrimonio D. Giuseppe Vitulli di D. Michele e

D.a Angela d’Aprile con D.a Francesca Donnangelo fu D. Marino e D.a Elisabetta Buttaro.

Entrano così nella famiglia i nomi di battesimo Elisabetta e Francesca.

Peppino Vitulli si laureò in medicina a Napoli. Il diploma di laurea si trova nello studio del cugino Onofrio Introna a Bari.


Si trascrive di seguito il testo del diploma:


IN NOME DI S. M. VITTORIO EMANUELE II RE D’ITALIA

Noi Arcangelo Sacchi

Rettore dell’Università di Napoli
Visto l’attestato finale degli studi percorsi e degli esami sostenuti dal
Sig. Giuseppe Vitulli figlio di Cesare ed Angela d’Aprile
Di anni ventiquattro del comune di Polignano Provincia di Bari
Lo abbiamo proclamato Dottore in Medicina e Chirurgia
Dato in questa Università di Napoli addì 11 Dicembre 1866

Il Rettore (firmato) Arcangelo Sacchi

 

Questo documento è importante per tre motivi “storici”

In primis conosciamo l’anno di nascita di Peppino, che è il 1842, visto che nel 1866 aveva 24 anni.

Secondo punto si chiarisce in maniera definitiva il dubbio che mi era venuto per il fatto che la memoria storica indicava in Michele il nome del padre di Peppino, mentre sui documenti negli archivi trovavo Cesare e qualche volta Michele. In sostanza il padre era stato battezzato come Cesare Michelangelo e si faceva chiamare Michele.


Terzo punto si ha la conferma che i Vitulli nell’800 vivevano alla Masseria e i figli risultavano quindi nati a Polignano.


Peppino Vitulli esercitò la professione di medico a Mola; a lui si ispirò nella scelta di vita e professione il nipote Michele, più noto a tutti come “Zio”.

Peppino partecipò attivamente alle campagne di vaccinazione che lo Stato Italiano faceva negli anni tra il 1870 e il 1900, essendo Re Umberto I e capi del governo Depretis e Crispi.


In famiglia vi sono tre atti di conferimento di medaglie d’argento (due) e d’oro (una).





Conferimento di medaglia d’argento al Dott. Peppino Vitulli per la campagna di vaccinazione nel quinquennio 1876-1881.
Re era Umberto I e Presidente del Consiglio Depretis.


Documento fornitomi dal cugino Franco Introna.

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La moglie Francesca, detta Checchina, era debole di fisico e di carattere.


Da loro nacque un’unica figlia Angela.


Sappiamo che la famiglia visse a palazzo Vitulli nella città vecchia fino al 1888, anno del matrimonio della figlia con Francesco Introna; si trasferirono quindi a Palazzo Introna lasciando la vecchia casa “palazziata”. Questa casa è ancora nei ricordi dei parenti più anziani, con le “volte dipinte e le porte dorate”. La necessità di ingenti e quindi costosi lavori di restauro spinse gli ultimi Vitulli a trasferirsi, quindi a vendere il palazzo negli anni attorno al 1930. Negli anni attorno al 1960 il palazzo fu demolito e al suo posto fu edificato un moderno condominio. Devo ancora citare il verso foscoliano circa “l’alterna onnipotenza delle umane sorti”…..


Del palazzo Vitulli sono rimaste in famiglia solo dei servizi di bicchieri e tazze con lo stemma inciso e lo stemma di famiglia in marmo che sovrastava il portone. Quest’ultimo pezzo è stato da me recuperato nel 1996 e se ne parlerà nel capitolo sulle tracce lasciate a Mola dai Vitulli.


Nel 1912 morirono i due coniugi, prima Checchina, poi dopo pochi mesi Peppino, quest’ultimo per una polmonite.


LA PARENTELA CON OLGA NARDULLI

 

Sia qui permessa una notazione sui legami di parentela, nati dal matrimonio di Peppino Vitulli con una Donnangelo, con la mitica Olga Nardulli, donna bella e interessante, che fu tanto amica delle sorelle Introna.


Elisabetta Buttaro, nonna della nostra nonna Angelina, aveva una sorella di nome Concetta. Questa si sposò con un Fanizza; dalla coppia nacquero diverse figlie (molto amiche della nonna Angelina) tra cui Mariannina; questa si sposò con un Nardulli ed ebbero i figli Olga e Ugo. Ricordiamo qui che Ugo sposò Valeria Rosa e da essi nacquero Nico, Peppino, Gianni e Caterina. Olga non si sposò, ma sembra certa la sua relazione con il Ministro Araldo Di Crollalanza negli anni del fascismo.


LA PARENTELA CON I L’ABBATE E I PASCALE DI CONVERSANO


Dall’albero genealogico dei discendenti di Angela Vitulli (pag 21) vediamo che due sorelle Introna, Grazia e Teresa, si sposano rispettivamente con Vincenzo Pascale e Gennaro L’Abbate, che fin da ragazzo mi era noto come il “famoso Zio Gennaro di Conversano”.


Con i L’Abbate siamo parenti anche attraverso i d’Aprile; infatti una sorella di Angela d’Aprile si sposò con Francesco L’Abbate da cui nacque tra gli altri proprio Zio Gennaro.


La coppia Grazia Introna e Vincenzo Pascale ebbe come figlia, tra gli altri, Teresa; questa si sposò con uno dei figli della coppia Teresa e Gennaro L’Abbate, Ciccillo, quindi suo cugino.


Da Teresa e Ciccillo L’Abbate, il farmacista, nascono Gennaro, Vincenzo ed Elisabetta, con i quali in gioventù ci si frequentava con appuntamenti estivi sulla spiaggia di Cozze, detta “Callarena”.


Teresa Introna e Gennaro L’Abbate ebbero altri figli: Angiolino che si sposò con Amina (figli Teresa, Gennaro, Nicola), Pierino che si sposò con Rosaria Contento, Mario che si sposò sempre con Rosaria Contento, dopo che questa diventò vedova di Pierino, avendo una figlia Maria Teresa.

Da Grazia Introna e Vincenzo Pascale nacquero anche Elena che si sposò con Biagio Accolti Gil, Andrea che si sposò con Lia (figli Grazia e Carmen), più altri figli che non ebbero discendenza.


Mi sembra che sia stato fatto un certo quadro delle parentele che abbiamo con i Conversanesi. Loro sono molto organizzati quanto ad albero genealogico. Ne hanno realizzato uno molto ampio e dettagliato e l’hanno caricato su Internet al sito www.ciaoweb/rizzof. Vedremo anche noi di non essere da meno….


ANGELA VITULLI (1870 – 1958)


Alla decima generazione della famiglia Vitulli, a partire da Francesco Nicola circa 1550, incontriamo finalmente Angela, ultima discendente del ramo “importante” dei Vitulli di Mola.


Ricordo l’atto di battesimo (Archivio Capitolare di Mola):

  1. (n. 28) il 16 gennaio viene battezzata Vitulli Angela Elisabetta di Giuseppe di Michele di D.a Checchina Donnangelo fu Marino

al sacro fonte furono D. Cesare Montaruli per procura D. Michele Vitulli fu D. Giulio e D.a Giuseppa Berardi

 

Angela era nata il giorno di Natale del 1870.

Ritroviamo quindi un esponente della famiglia Montaruli di Ruvo, con la quale ci si era imparentati quando Giulio Cesare Vitulli sposò Teresa Montaruli.




Ritratto fotografico di Angela Vitulli.

Eseguito quando aveva 16 anni, quindi nel 1886, due anni prima di sposarsi.


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Sempre nell’Archivio Capitolare della Chiesa Madre ho trovato nel libro dei matrimoni anno 1888: (n. 13) Introna Francesco vedovo fu Pietro e Gaetana Bellone si sposa con Angela Vitulli di Giuseppe – testimoni Giulio Vitulli e Donato Pepe

 

Facciamo quindi conoscenza con Francesco, detto Ciccillo, Introna, nostro nonno e bisnonno.

Quando si sposò la nonna Angelina non aveva ancora 18 anni, mentre il marito era vedovo della prima moglie Vincenza Di Venere.


Questa Di Venere era una donna molto ricca; in età avanzata si sposò con Francesco Introna per avere una persona che curasse le sue cose. Quando morì gli lasciò una cospicua eredità, tra cui l’attuale Palazzo Introna in piazza a Mola, la tenuta di Pozzovivo con Masseria e Chiesa, la tenuta delle Cipolluzze, la tenuta detta Portone di Ruggeri. L’attuale ospedale Di Venere di Carbonara di Bari è nato anche per una lascito di una sorella di questa signora. Parte delle proprietà Di Venere, quelle di Mola, provengono probabilmente da un precedente matrimonio della Di Venere con Saracino di Mola. Vedasi a tale proposito la carta geografica militare di pagina 7, dove si può controllare che nel 1874 l’attuale masseria Introna di Pozzovivo era chiamata masseria Saracino.


Nota del 2011: su Vincenza Di Venere, Domenico Saracino, Francesco Introna e palazzo Introna vedere il nuovo capitolo “Palazzo Introna nel ‘800 e ‘900”Ritratto fotografico di Francesco Introna marito di Angela Vitulli




Questo ritratto si trova nello studio del cugino Onofrio Introna a Bari


Il nonno Francesco seguiva le proprietà e sostanzialmente viveva delle rendite, non facendosi mancare niente: cameriere, cuoca, cocchiere, cavalli, carrozze.

Francesco dovette affrontare ai primi del ‘900 forti spese per due eventi che riguardarono i suoi fratelli.


Michele, di professione medico, fu assassinato dalla malavita barese. Gli fecero una imboscata, lui tentò di ripararsi in un portone, ma fu ferito dalle coltellate. Fu trasportato in ospedale gravissimo; il Nonno Francesco si precipitò a trovarlo, Michele prima di morire chiese al fratello di vendicarlo. Ci fu il processo a Lucera. Francesco stette in loco per 6 mesi, interessandosi di tutto in prima persona. Dal processo risultò che il movente dell’omicidio era stato il fatto che Michele aveva firmato un certificato che mandò in galera per un po’ di tempo un malavitoso. I colpevoli furono condannati a 30 anni di carcere. La Nonna Angelina raccontava che dopo questo strapazzo psichico vennero i capelli bianchi al marito.


L’altro fratello Lorenzo incappò nel fallimento della sua attività commerciale e Francesco coprì l’ammanco per salvare l’onore della famiglia, denaro che non rivide più.


Per sostenere tutte queste spese il nonno Francesco dovette vendere la proprietà terriera detta Portone di Ruggeri.

Nota: queste e altre notizie mi sono state fornite dalla Zia Maria Modugno, anni 86, la persona vivente più anziana tra i discendenti di Angela Vitulli.

Notizia del 2011: nel 2010 anche la Zia Maria, anni 94, se ne è andata……

 

La Chiesa della Maddalena (a sinistra) e Palazzo Introna visti dalla fontana di piazza XX Settembre


foto dell’autore

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La Nonna Angelina aveva ereditato dal padre, oltre alla casa “palazziata” di Mola, una parte della tenuta della Masseria. La parte rimanente, il fabbricato padronale e altri terreni, la ereditò nel 1929 quando morì lo zio Raffaele.


Angela ebbe 7 figli; il primo di nome Pietro morì a 5 anni. Nacquero poi Gaetana, Pietro detto Pierino, Giuseppe detto Peppino, Lorenzo detto Enzo, Elisabetta detta Bettina e infine Michele.


Pierino morì in guerra sulla Bainsizza nel 1917.

Anche il marito Francesco morì nel 1917.


Gaetana si sposò nel 1914 con Cosimo Modugno di Polignano, ingegnere delle ferrovie, progettista e direttore dei lavori della linea ferroviaria “direttissima” Napoli – Roma.


Era una donna dolce, ma, rimasta vedova a 50 anni con quattro figli, spesso dovette farsi forte per affrontare le difficoltà della vita. Punto di riferimento dei nipoti che con lei trovavano una atmosfera ricca di affetto e comprensione.


Peppino fece la carriera militare nell’esercito; fu ferito alla fronte nella prima guerra mondiale; si sposò nel 1924 a settembre con Lina Mangini. E’ nei ricordi la sua permanenza a Rodi nel Dodecanneso, allora isole italiane. Era un uomo energico e di grande onestà; il suo temperamento risentiva della formazione militare e quindi era tendenzialmente severo; noi nipoti avevamo per lui un timore reverenziale.


Enzo da piccolo ebbe la scarlattina seguita dalla meningite; era rimasto quindi offeso il suo sviluppo mentale; la sua occupazione principale era quella di fare la manutenzione quotidiana delle gabbie dei canarini; parlava poco; spesso lo si vedeva seduto al Circolo a guardare il passeggio; faceva parte di una congregazione religiosa e partecipava a tutte le processioni.


Bettina si sposò anch’essa nel 1924 a ottobre con Michele Mangini, fratello di Lina.


Michele era titolare di una importante conceria di pelli a Mola. Zia Bettina era veramente una donna bellissima, capelli neri, incarnato chiaro, tranne il viso colorito (era un suo cruccio), occhi azzurri, alta. Oltre che per il portamento, colpiva per la sua perenne eleganza. Era una donna energica, innamorata sempre di suo marito, brava nel portare avanti l’andamento della sua famiglia composta di quattro figli.


Michele studiò medicina a Pavia, quindi entrò nell’ospedale di Desio vicino a Milano. Una angina alla gola e l’amore per la madre lo spinsero a tornare a Mola, dove esercitò per più di quarant’anni la professione di medico condotto, adorato dai Molesi per la sua generosità ed umanità. Era chiamato dai nipoti solamente “Zio” e da tutti noi era amato e rispettato come un secondo padre. Nel 1963 si sposò con Maria Rosaria Samele, per tutti Zia Ria. Si erano conosciuti durante gli anni della guerra, lui medico, lei crocerossina.

 

Quello che dei fratelli Introna mi ha colpito è stato il volersi bene tra loro, mai uno screzio.


La nonna Angelina a partire dal 1945 non uscì più di casa. Noi la ricordiamo vestita di nero seduta vicino alla finestra della terrazza; colpiva la sua presenza silenziosa, ma carismatica; l’andamento della casa ruotava comunque attorno a lei; provvedevano alle faccende domestiche le due sorelle Rita e Rosina. Su tutto poi vegliava la presenza del figlio Michele. La Nonna morì il 15 luglio 1958 a seguito dei postumi di una caduta.


Storie e storielle di questa famiglia dalla fine dell’800 in poi sono nei ricordi che ci ha lasciato la figlia Elisabetta; li vedremo nell’apposito capitolo. Si parlerà molto della Nonna Angelina.